Il Vitruviano di Leonardo: geometria, anatomia e simbolo universale della misura umana tra cerchio, quadrato e spiritualità rinascimentale
L’Uomo Vitruviano di Leonardo. Il simbolo universale della misura umana e del legame tra geometria, corpo e spirito è una soglia luminosa della cultura occidentale: un foglio che contiene un uomo e, in quell’uomo, il respiro del mondo. Il gesto dell’iscrizione nel cerchio e nel quadrato non è solo un esercizio di proporzioni; è un atto di fede nella possibilità che la bellezza sia intelligenza e che il corpo sia misura del cielo e della terra. Qui la geometria diventa lingua dell’anima, l’anatomia si fa pensiero, e un disegno apre un varco tra scienza e contemplazione.
- Proporzioni, spirito e scienza in un foglio che misura il mondo
- Origini e fonti del mito: Vitruvio, Pacioli e Venezia
- L’Uomo Vitruviano di Leonardo. Il simbolo universale della misura umana e del legame tra geometria, corpo e spirito
- Il doppio centro: ombelico e quadrato, cielo e terra
- Anatomia e scrittura speculare: il laboratorio del corpo
- Dal foglio fragile all’icona globale: conservazione, controversie, influenza
- Box / Focus — 1490: un foglio, due forme, un’idea
- Proporzione e mistero: una riflessione conclusi
Origini e fonti del mito: Vitruvio, Pacioli e Venezia
Realizzato intorno al 1489–1490, il foglio noto come Uomo vitruviano è oggi conservato alle Gallerie dell’Accademia di Venezia, capolavoro prezioso e fragile, raramente esposto per ragioni conservative. Secondo le Gallerie dell’Accademia, il disegno — penna, inchiostro e acquerellatura su carta — traduce in immagine le proporzioni descritte nel De Architectura di Vitruvio, l’architetto romano del I secolo a.C. Gallerie dell’Accademia di Venezia. Il testo vitruviano, in particolare nel Libro III, mette in relazione il corpo umano con l’architettura e con le figure perfette della geometria: il cerchio e il quadrato, forme madri di ogni costruzione. Una fonte primaria accessibile è l’edizione digitale del De Architectura, utile per misurare la fedeltà di Leonardo alla tradizione e insieme la sua libertà interpretativa Perseus Digital Library, Tufts University.
Leonardo opera in un clima culturale in cui la proporzione è asse etica e speculativa. Qualche anno più tardi collaborerà con Luca Pacioli alle tavole del De divina proportione, suggellando il legame fra matematica e arte che attraversa l’intero Rinascimento. Se la proporzione aurea non è direttamente codificata nel Vitruviano, l’idea di una giustezza numerica che governa la forma e rende visibile un ordine nascosto permea il suo lavoro: dalla prospettiva alla anatomia, dalla costruzione dei solidi alla scrittura.
L’Uomo Vitruviano di Leonardo. Il simbolo universale della misura umana e del legame tra geometria, corpo e spirito
Il disegno mostra un giovane nudo, in due sovrapposizioni di pose: braccia e gambe distese lungo il quadrato, braccia sollevate e gambe divaricate entro un cerchio. La scelta di due posture combinate permette a Leonardo di verificare più proporzioni nello stesso spazio e di collocare l’uomo in un sistema a doppio centro. L’ombelico diventa il fulcro del cerchio, mentre il quadrato trova il proprio baricentro all’altezza del pube: una disgiunzione significativa che racconta la tensione tra ordine celeste e misura terrestre, tra trascendenza e corporeità.
Le note scritte intorno al disegno — la consueta scrittura speculare, sintomo di un pensiero che si guarda allo specchio — elencano regole: l’altezza è uguale all’apertura delle braccia; il piede misura un sesto dell’altezza; l’avambraccio un quarto; dal mento al sommo del capo è un decimo; dalla radice dei capelli al sopracciglio è un terzo del volto. Questi enunciati, che Vitruvio trasmise e che Leonardo calibrò con attenzione sperimentale, intessono una griglia invisibile che rende il corpo un’architettura vivente. Per un quadro storico e terminologico, cfr. la voce di Treccani dedicata a Leonardo e al Vitruviano Treccani.
Il doppio centro: ombelico e quadrato, cielo e terra
Il cerchio, il più perfetto dei loci geometrici, esprime il ritmo dell’astronomia e l’idea platonica del divino; il quadrato, stabile e ortogonale, è la misura dell’architettura e della città. L’uomo di Leonardo, posto simultaneamente in entrambe le forme, vive in una dialettica che non annulla ma compone gli opposti: l’ombelico — memoria del legame originario — è il punto dal quale la vita si irradia e il cerchio trova il suo centro; il quadrato, invece, si ancora al baricentro genitale, sede della generazione, affermando la continuità della specie e la radice terrena dell’esistenza. Questa scelta di centri non coincidenti è più che una finezza geometrica: è una metafora. L’umano abita l’intervallo fra due misure, il respiro fra la promessa del cielo e l’ordine della terra.
Nelle braccia e nelle gambe che si muovono, Leonardo rende in figura un principio dinamico: la proporzione non è solo statica, è vissuta. L’angolazione delle braccia sollevate e delle gambe divaricate consente l’iscrizione nel cerchio pur conservando la quadratura quando gli arti si abbassano. Ne nasce un polittico cinetico su un solo foglio, dove l’equilibrio non è immobilità ma armonia di variazioni.
Anatomia e scrittura speculare: il laboratorio del corpo
Il disegno è anche un laboratorio. In quegli anni Leonardo compie osservazioni anatomiche, misura ossa, tende, muscoli, studia la statica e il moto. La sua scrittura speculare — spesso interpretata come segreto — è piuttosto un metodo: un’inversione che disciplina la mano e il pensiero insieme. L’Uomo vitruviano è dunque la sintesi di un pensiero esperienziale che unisce lettura dei classici, pratica del disegno e verifica empirica. Non illustra semplicemente Vitruvio, lo interroga. Dove la tradizione dettava regole, Leonardo chiede cosa accade quando il corpo si muove, quando gli arti si alzano, quando l’angolo cambia. La geometria diventa così un alfabeto incarnato.
In questa luce, il foglio assume un valore spirituale senza essere teologico: una meditazione sulla misura come etica, sulla bellezza come evidenza di un senso. L’armonia qui non è edonismo; è il segno che conoscere significa comporre: numeri, forme, carne, respiro.
Dal foglio fragile all’icona globale: conservazione, controversie, influenza
La fortuna dell’immagine è immensa. Per ragioni conservative il foglio esce raramente dal silenzio dei depositi veneziani: l’inchiostro e la carta, delicati, temono la luce. Anche per questo la sua apparizione pubblica è stata oggetto di attenzione e dibattito, come in occasione delle celebrazioni leonardiane del 2019. La prudenza che accompagna questo capolavoro rammenta che la misura non è solo una parola nella storia dell’arte; è una pratica culturale: la misura che protegge, che espone con cautela, che preserva.
Icona globale, l’Uomo vitruviano è stato riusato, citato, “marchiato” ovunque: loghi, copertine, infografiche. Spesso semplificato, talvolta banalizzato. Eppure, al di là delle appropriazioni, il foglio resiste nella sua complessità: un’immagine pensante, che domanda al pubblico di essere più dei suoi occhi, di ascoltare l’intelligenza della forma.
Box / Focus — 1490: un foglio, due forme, un’idea
- Luogo: Gallerie dell’Accademia, Venezia
- Tecnica: penna, inchiostro e acquerellatura su carta
- Dimensioni: circa 34 × 24 cm
- Fonti: De Architectura di Vitruvio (Libro III)
- Idee chiave: doppio centro (ombelico/cerchio; pube/quadrato); proporzioni come etica; corpo come architettura
- Contesto: umanesimo rinascimentale; dialogo tra arte, matematica e filosofia
Proporzione e mistero: una riflessione conclusiva
Guardando quest’uomo inscritto, comprendiamo che la proporzione non è una gabbia ma un varco. L’ordine del cerchio e del quadrato, la bussola del numero, la disciplina della linea, tutto tende a ciò che la bellezza insegna: la forma è un atto di intelligenza, la misura è un gesto di cura. Nel foglio di Venezia, la geometria si fa misericordia della complessità umana; non cancella l’eccedenza del vivere, la abbraccia. Il corpo è misura perché è mondo; lo spirito è geometria perché cerca forma.
Per Divina Proporzione, dove l’arte incontra la scienza e la fede, questo foglio è più di un capolavoro: è un criterio. Ci ricorda che la armonia è conoscenza e che la bellezza è intelligenza, non ornamento. Nell’uomo al centro, tra cerchio e quadrato, vediamo la promessa di una cultura capace di pensare con precisione e sentire con ampiezza: una cultura che misura per capire e che, nel capire, restituisce al mondo la sua dignità di forma.


